BREAKING POINTS

Un breaking point è il punto di rottura: il momento in cui un sistema, meccanico, naturale, sociale o politico, non regge più le pressioni a cui è sottoposto. È la soglia oltre la quale non si torna indietro: l’equilibrio salta, il collasso inizia, oppure si apre lo spazio per un cambiamento radicale.
Nel nostro presente, i breaking points si moltiplicano. Clima, ecosistemi, disuguaglianze, guerre, democrazia, salute pubblica, informazione: tutto si intreccia in una policrisi globale.
BREAKING POINTS è un osservatorio critico sulla crisi sistemica. Uno spazio in cui scienza, etica e politica si incontrano per capire dove siamo, cosa sta cedendo, e cosa possiamo ancora trasformare.

Capitalismo

  • Il valore della natura: quando le buone intenzioni generano mostri

    Per molto tempo, attribuire un valore alla natura è sembrato un atto di difesa.
    In un mondo che decide quasi esclusivamente sulla base di indicatori economici, rendere visibile il contributo degli ecosistemi appariva come una strategia pragmatica: se la natura fornisce acqua, cibo, regolazione climatica, allora deve “valere” qualcosa. Altrimenti, semplicemente, per l’economia e per chi governa non esiste.

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  • Blue Acceleration: la nuova corsa al mare tra geopolitica, tecnologia e sfruttamento.

    1. Un nuovo capitolo della colonizzazione planetaria

    In questo secolo, l’oceano sta subendo una trasformazione silenziosa ma profonda. È ormai evidente che lo sfruttamento delle risorse marine non è più una semplice questione settoriale — legata alla pesca o alla navigazione — ma il cuore pulsante di una nuova fase della modernità capitalista: quella della Blue Acceleration, o Accelerazione Blu.

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  • Marx ecologista? A colloquio con Saitō Kōhei

    La sopravvivenza della specie umana dipenderà dal superamento del modello economico in cui viviamo. Dall’ecosocialismo al comunismo della descrescita, il filosofo giapponese Saitō Kōhei ha ripensato Marx per il XXI secolo. Lo intervista Dario Bassani, responsabile editoriale di Lucy sui mondi.

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  • Non è sempre stato così. Breve storia del neoliberismo.

    Vi siete mai chiesti se questo modo di vivere e di pensare sia il frutto di una naturale evoluzione della società umana, non solo di quella cosiddetta “occidentale”, o invece il risultato di una concreta strategia pensata e messa in pratica in un certo periodo della nostra storia?
    Oggi siamo così immersi nel pensiero neoliberista da percepirlo come naturale. L’idea che la società debba essere organizzata attorno alla concorrenza, che il successo sia una questione di merito individuale, che lo Stato debba “farsi da parte” per lasciar agire il mercato, sembra scontata.
    Ma non è sempre stato così.
    Non lo è stato per lunghi tratti della storia del capitalismo stesso.

    In questo filmato, andato in onda il 7 novembre 2017 sulla ZDF Zweites Deutsches Fernsehen, la televisione pubblica tedesca, Die Anstalt, un gruppo tedesco di satira politica, racconta con sarcasmo come il neoliberismo è diventato il sistema socio-economico egemone nel mondo.

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  • Crisi ambientale e colpevolizzazione individuale: la trappola neoliberista

    L’illusione della responsabilità personale

    Mi trovo spesso a discutere con amici e colleghi sulle responsabilità della crisi ambientale e inesorabilmente emerge la contrapposizione tra “individualisti” e “sistemisti”.

    E’ indubbio che negli ultimi trent’anni, il dibattito sulla crisi ecologica abbia subito una mutazione ideologica profonda. Le campagne di sensibilizzazione ambientale, soprattutto nei Paesi occidentali, hanno insistito sull’idea che la soluzione risieda nei comportamenti del singolo individuo: spegnere le luci, fare la raccolta differenziata, comprare “verde”, ridurre la propria impronta ecologica.

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  • 1950: l’anno zero della crisi planetaria

    Se c’è un momento storico che ha davvero cambiato per sempre il rapporto tra umanità e pianeta, quel momento sono gli anni ’50.
    Un decennio che spesso associamo a immagini di rinascita, boom economico, modernizzazione. Eppure proprio allora il mondo ha imboccato una strada che oggi ci sta portando verso la crisi climatica ed ecologica globale.

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  • È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo

    Perché fa così paura parlare di superamento del capitalismo?
    Sento spesso dire che il capitalismo non si può superare, che è nella natura umana, che ogni alternativa porterebbe solo a disastri. Ma siamo sicuri che sia così? È una domanda che in molti si fanno. E non è certo un caso che questo tema venga spesso evitato, ridicolizzato o messo a tacere. Provo a spiegare alcune ragioni, in modo semplice.

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